Peculiarità del percorso formativo

peculiarita del percorso formativo

Peculiarità del percorso formativo

“Si addice alle forze e alle sensazioni fondamentali della vita del bambino, dal 6°-7° anno fino al 14°-15°, avere accanto a sè un’autorità. Non ammettere questo vuol dire disconoscere completamente la natura umana” – Rudolf Steiner
Ciò che ha valore nell’insegnamento del secondo settennio non è quello che un insegnante conosce o ciò che sa fare bensì ciò che egli è, i suoi pensieri verso i bambini della sua classe, il suo modo di affrontare ogni materia e ogni difficoltà che gli si pone davanti. Il bambino del secondo settennio deve poter riconoscere nel suo maestro un’autorità naturale, ma per essere riconosciuto come tale il maestro, più che essere uno specialista in una determinata materia, dovrebbe essere un uomo in grado di accostarsi ad ogni sapere, ad ogni conoscenza umana, a tutte le sfere dell’agire umano, così come in fondo viene richiesto ai bambini nell’atto di iscrizione in una scuola. Chiediamo ai bambini che imparino a leggere e a scrivere, che imparino la storia, la matematica, la musica, in poche parole gli chiediamo di essere eclettici, e così dovrebbe fare anche l’adulto educatore.
Vi sono molti vantaggi nel fatto che i bambini abbiano una figura di riferimento, il maestro di classe, che li accompagni dalla prima alla quinta classe o fino all’ottava. In primo luogo, in tal modo si crea un rapporto di fiducia nei confronti del maestro, che impara a conoscere profondamente ogni bambino. Questo aspetto è fondamentale nel processo educativo quotidiano, ma anche per sostenere gli alunni nei passaggi più critici della loro crescita, come quelli che si manifestano attorno ai 9 e ai 12 anni.
Inoltre, il piano di studi steineriano prevede che la formazione primaria sia possibilmente articolata in un unico ciclo di otto anni, basato sugli aspetti evolutivi che caratterizzano il secondo settennio nella sua interezza; in questo senso, il maestro di classe, affiancato dagli insegnanti delle discipline specifiche, è il responsabile della classe e degli insegnamenti che, nel corso degli anni, assumono carattere prettamente conoscitivo. Gli alunni sono così educati e istruiti attraverso attività che spaziano da quelle orientate allo sviluppo della volontà, a quelle prettamente artistiche, alle discipline orientate allo sviluppo cognitivo e intellettuale.
La pedagogia Steiner-Waldorf tiene in alta considerazione le tappe di sviluppo fisico-emotivo dell’alunno e programma le attività didattiche in relazione alla maturità specifica di ogni classe. Materie come la Storia e la Geografia, ad esempio, vengono realmente comprese solo quando il bambino ha una piena percezione spazio-temporale (9-10 anni).
Se i contenuti delle varie aree disciplinari vengono portati in anticipo, rispetto allo sviluppo dell’alunno, anziché far nascere in lui forze di entusiasmo e partecipazione spontanea, possono creare difficoltà di comprensione, disagio o semplicemente non essere interiorizzate. Viceversa, se i contenuti vengono percepiti dall’alunno come troppo infantili e lo impegnano troppo poco, egli può palesare la sua insoddisfazione sotto forma di apatia o disturbo disciplinare.
I contenuti delle varie aree disciplinari, in particolar modo quelli che richiedono capacità di astrazione, vengono trasformati creativamente dai maestri e portati agli alunni in forma immaginativa-artistica, in modo che siano anche il più possibile vicini alla realtà concreta e vissuta dai bambini stessi.
Tutto l’insegnamento ha sullo sfondo l’educazione alla socialità: si gettano le basi per le buone abitudini, si insegnano la cura e il rispetto per le cose, per le persone e per le attività vissute in classe.
In particolare, alcune materie educano il bambino alla percezione e all’ascolto (euritmia, musica e pittura), altre aiutano il bambino a sviluppare il suo senso del movimento, dell’equilibrio e la percezione dello spazio (disegno di forme, geometria, ginnastica, euritmia).
Agli alunni più grandi vengono riservate attività specifiche che possano avvicinarli alla comprensione della società contemporanea e suscitare interesse e apertura verso il mondo.
L’insegnamento delle discipline di base viene impartito a periodi chiamati “epoche”: fin dalla prima classe della scuola primaria, le discipline principali vengono proposte dall’insegnante di classe una per volta per un tempo continuativo che va dalle tre alle quattro-cinque settimane (epoca di scrittura, di calcolo, di Storia, di Geografia, di Letteratura ecc.).
Evitando la frammentazione dell’insegnamento, si favorisce lo sviluppo della capacità di concentrazione, la comprensione, l’approfondimento, l’acquisizione e la padronanza da parte dell’alunno dei contenuti proposti. L’esperienza anzi mostra che, dopo un periodo di riposo, le nozioni già acquisite riemergono con un livello di maturazione e di comprensione superiore a quanto prima conseguito.
Inoltre, nell’ambito di ciascuna lezione, ogni disciplina è proposta in modo che siano sviluppati l’aspetto operativo, quello affettivo-emozionale e quello cognitivo.
Oltre alla “epoca principale”, durante la settimana sono portate le varie materie (lingue straniere, musica, euritmia, lavoro manuale), vengono svolte esercitazioni di matematica ed italiano e portate attività artistiche come la pittura e il modellaggio.
Le attività e i contenuti svolti in queste discipline si integrano, laddove possibile, con le tematiche trattate nell’epoca in corso, realizzando così un’effettiva interdisciplinarietà.
Gli ambienti e i materiali didattici preparati dagli insegnanti e dai genitori, assumono un carattere educativo, formativo e sociale.
Il materiale didattico è scelto e preparato con criteri atti a favorire anche lo sviluppo sensorio e l’abilità manuale “fine”. Partendo da materiali che appartengono alle esperienze manuali primarie dell’uomo (lana, cera d’api), via via che gli alunni crescono si cimentano alla trasformazione diretta di materie (creta, legno, metalli, pietra) che richiedono sempre più forza ed abilità anche nell’uso degli attrezzi specifici.
L’attiva partecipazione degli scolari viene sviluppata anche nella compilazione di appositi quadernoni, sotto la guida degli insegnanti, in cui confluiscono, anche in forma artistica, gli aspetti salienti dell’insegnamento. L’attività di stendere i quadernoni stimola la volontà individuale e personalizza lo strumento di acquisizione delle conoscenze.
Nella pedagogia steineriana l’elemento del ritmo ha un ruolo fondamentale. Esso è inteso come igiene dei ritmi di vita, ma non si riferisce soltanto ad esigenze primarie del corpo, come ad esempio nutrizione e digestione, sonno e veglia, che riguardano prevalentemente la vita famigliare e la cui cura è di particolare importanza nel primo settennio. L’elemento ritmico, per quanto concerne l’ambito pedagogico e specialmente nel secondo settennio, riguarda in primo luogo l’igiene dei ritmi della vita della vita interiore (vita animica). La pedagogia e la didattica, quindi anche l’intero piano di studi, sono stati sviluppati sulla base di un ritmo scandito dal ruolo del sonno nei confronti delle tre forze dell’anima (pensare, sentire e volere), e quindi su un processo di apprendimento che si svolge su 2-3 giorni.
Questa scansione ritmica è il filo conduttore di tutta la pianificazione didattica dalla prima alla quinta classe e si può esemplificare nel seguente modo.
• Il primo giorno viene introdotto un elemento di novità; esso può consistere in un racconto, una lezione di storia, di geografia, grammatica o in qualsiasi altro tipo di lezione a seconda dell’età del bambino e della classe che frequenta. In questa prima fase non è richiesto nessun tipo di conoscenza e il bambino deve solo fare un’esperienza “pura” della novità e in completa apertura.
• Il secondo giorno si chiede al bambino di ricordare l’esperienza del giorno precedente e di rielaborarla artisticamente, per esempio attraverso un disegno.
• Il terzo giorno infine si giunge alla concettualizzazione, a una formalizzazione teorica dell’esperienza fatta.
In tal modo si passa dall’esperienza, sostenuta da forze di natura volitiva, ad un lavoro artistico, sperimentato soprattutto nella sfera del sentire. Infine il tutto si conclude con una teoria, un concetto: si utilizzano perciò le forze intellettuali nel giusto modo, facendole maturare da un processo che per prima cosa passa dai due piani precedenti e più vicini alla natura del bambino. In questo ordinamento didattico il sonno gioca un ruolo di fondamentale importanza ed è parte integrante della pianificazione didattica: le esperienze che si portano incontro al bambino sono coscientemente pianificate in vista del fatto che il bambino potrà successivamente rielaborarle nel sonno.
La valutazione è uno strumento prezioso che dovrebbe far emergere un’immagine dell’individualità dell’alunno con le sue qualità e le sue difficoltà, sulla base di un’etica che eviti la comparazione con altri, e dovrebbe quindi cercare di esprimere elementi diagnostici e propositivi volti ad interventi futuri.
Serve a monitorare i progressi del singolo alunno rispetto a sè stesso, e non deriva dal confronto con gli altri alunni della stessa classe. Il processo di valutazione deve quindi essere condiviso, coordinato, costante e preciso per dare un quadro organico del percorso svolto da ogni singolo alunno e delle prospettive propositive di sviluppo.v L’attività di valutazione, in senso lato, serve a portare a coscienza e a comprendere i bisogni educativi ed istruttivi del singolo individuo. Il percorso di ciascun alunno viene monitorato tenendo conto della situazione di partenza, del contesto socio-culturale, dunque in base allo sviluppo e ai progressi dello stesso alunno constatati nel tempo. La valutazione mira a rendere visibili capacità e qualità maturate o in via di sviluppo, per esempio la competenza in un certo ambito, o le abilità specifiche acquisite. Molte facoltà dell’alunno si manifestano solo attraverso attività e dialoghi contestualizzati, ed è quindi molto più proficuo procedere alla valutazione avendo osservato l’alunno in una molteplicità di situazioni ed impegni, piuttosto che attraverso l’utilizzo unilaterale di metodi di verifica una tantum che sono slegati da un contesto reale.
Pur rispettando la comunanza di intenti, nelle prime classi vi è una maggiore flessibilità di interpretazione e applicazione dei criteri, in quanto i percorsi didattici e gli obiettivi educativi possono variare a seconda delle caratteristiche della classe e dei bisogni educativi degli alunni. Fino alla quinta classe non vengono adoperate rubriche di valutazione, in quanto il percorso di ciascun alunno viene misurato tenendo conto della situazione di partenza, del contesto socio-culturale, dunque in base allo sviluppo e ai progressi dello stesso alunno constatati nel tempo. Per la valutazione, gli insegnanti ricorrono a strumenti e contesti diversificati. Attraverso colloqui regolari gli insegnanti e i genitori si confrontano sui comportamenti e i progressi del bambino in ogni ambito: non si fa quindi una semplice valutazione di merito o di rendimento, ma si cerca di inserire questi aspetti come sfondo di una considerazione più generale dello sviluppo dell’allievo. In quest’ottica, è consuetudine nelle prime classi della scuola Steiner-Waldorf concludere l’anno consegnando al bambino una breve storia o una poesia che rispecchi metaforicamente il suo carattere, i suoi talenti, le sue qualità e fornisca piccoli suggerimenti che in prospettiva lo aiutino a progredire. Il linguaggio immaginativo di questa breve pagella, che il bambino può imparare a memoria per l’anno successivo, lo aiuta a riconoscere e a comprendere in senso positivo anche gli aspetti in cui può migliorare.
Un metodo di valutazione basato su criteri di osservazione della processualità del percorso individuale diventa uno strumento autorevole di supporto ad uno sviluppo sano dell’alunno, una valutazione per l’apprendimento, anziché una semplice valutazione dell’apprendimento.
È per noi importante costruire un buon rapporto con le famiglie per poter illustrare sia gli obiettivi della pedagogia Steiner-Waldorf sia i criteri di valutazione che ne scaturiscono, e quindi entrare in un dialogo che sia veramente fruttuoso per l’educazione dei loro figli.
Fin dalla nascita della prima scuola Steiner-Waldorf, nel 1919, è stata data molta importanza al tema dell’impulso sociale poiché a fondamento vi è la convinzione che l’imparare a vivere insieme ha ed avrà sempre più peso nella questione della vita sociale in generale.
Investire nell’educazione al sociale è un’occupazione primaria nell’ambito della classe fin dai primi anni della scuola dell’infanzia: l’atteggiamento degli insegnanti è attento a valorizzare ogni occasione, sia ludica che didattica, per favorire il processo di integrazione del singolo e la formazione armoniosa del gruppo classe. Altrettanto rilievo viene dato a quelle attività che favoriscono l’incontro di più classi intorno ad un progetto comune, oppure al lavoro di una singola classe, il cui frutto viene donato ad altri. Si incoraggia l’aiuto reciproco tra alunni, evitando la competitività, e piuttosto individuando e valorizzando i punti di forza di ognuno.
Molta importanza viene data, inoltre, a tutte le occasioni di incontro dell’intera comunità scolastica, per esempio le feste stagionali e le presentazioni degli allievi dei loro progetti (teatrali, musicali, etc.). Tali incontri vogliono avere la funzione di sviluppare un sano senso sociale, di comunità creando nei presenti un vero interesse per l’attività e la creatività degli altri.
I più giovani, di fronte all’esibizione degli allievi più grandi, possono sviluppare ammirazione e sentire che anche loro, un giorno, saranno in grado di fare altrettanto; i più grandi possono rivivere esperienze significative del passato.